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al testo proposto da Giulia Archer
Volont di Potenza
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Emanuele Severino, alle radici della "volontà di potenza"
Lungo l'intera storia del pensiero occidentale, permane un tratto comune: l'affermazione dell'irrequietezza del mondo, genitrice del dolore, l'affermazione del divenire del mondo. Il dolore è il divenire. E il divenire si manifesta come dolore estremo, quando è inteso in senso ontologico, cioè come oscillazione tra l'essere e il niente da parte degli enti. La fede in questo senso estremo del divenire, è il fondamento dell'intero pensiero occidentale, ossia è comune sia all'intera storia dell'episteme, sia all'intera storia della distruzione dell' episteme: e pertanto è comune anche alla civiltà della tecnica. Dominare il mondo, organizzare mezzi in vista della produzione di scopi, significa organizzare il divenire delle cose. Non può esserci volontà che non sia volontà di far diventare le cose altro da quello che sono. Le cose del mondo, per l'Occidente, sono enti. La volontà dell'Occidente è volontà di far diventare gli enti altro da quello che sono. Essa presuppone, quindi, l'esistenza del divenire degli enti. Questo tratto permane anche nelle forme del pensiero contemporaneo apparentemente più lontane dall'affermazione della volontà di potenza.
In Emanuele Severino, Lezioni sulla politica: i greci e la tendenza fondamentale del nostro tempo, Christian Marinotti edizioni, 2002, p. 167/68
Oh, finalmente una riflessione condivisibile sul dolore. Davvero condivisibile? Mah... Usare lo strumento del ragionamento in realtà non risolve quasi nulla, bisogna entrare nel corpo e svelare le emozioni che ci inchiodano al dolore. Lo può fare solo la poesia. La filosofia è mistificazione. A meno che i filosofi non si trasformino in poeti, ma questa è unaltra storia. La cosa grottesca è che purtroppo i poeti per primi non sono consapevoli del significato della poesia. Pochissimi. E finiscono per diventare sudditi della filosofia. Prendiamo esempio da Ungaretti, in quella trasformazione della trincea in paradiso ci sono tutti gli insegnamenti che ci servono. Grazie per la proposta, veramente interessante.
Certo, anche scrivere cose sulla carta è volontà. Esiste una volontà che non sia di potenza? Forse la volontà di parlarne, la volontà di non essere volontà. E in questo voler non volere è racchiusa tutta la filosofia orientale e, credo, il messaggio di Gesù, dallindicazione di fare come gli uccelli del cielo, o come i gigli nei campi, alla totale sottomissione alla "volontà" di Dio. Cioè alla "volontà" di ciò che è, al De - stino della terra, immerso in un Destino più grande. È anche vero che noi qui siamo, con le nostre piccole ma necessarie vite. E a questo non si sfugge.